COMUNICATO STAMPA
In piazza il 30 maggio.
Il popolo sardo unito contro la speculazione energetica. Sì alla transizione giusta.
Sardegna chiama Sardegna aderisce alla manifestazione del 30 maggio contro la speculazione energetica chiamata dai comitati di cittadini che in questi ultimi due anni, con coraggio e caparbietà, hanno fatto accendere i riflettori su quanto sta accadendo.
Per la Sardegna, essere vittima – nei metodi e nei volumi immaginati – della speculazione energetica è uno dei crocevia decisivi del XXI secolo. Si può fermare con una unanime sollevazione popolare, per cui chiediamo a tutte le organizzazioni sociali, politiche, istituzionali di aderire e partecipare.
Condanniamo con la massima fermezza sia chi favorisce, direttamente o indirettamente, la speculazione sul vento e sul fotovoltaico, sia chi specula non realizzando la transizione energetica anche in Sardegna. Il cambiamento climatico sta peggiorando le nostre vite e distruggendo le nostre economie, ed ancora si discute del rinvio dello spegnimento delle centrali a carbone e assimilabili, previsto per il 2025 per il Continente e slittato al 2028 unicamente per la nostra Isola. La Giunta regionale afferma, insieme al Governo Meloni, di voler realizzare la dorsale del metano, un progetto che sarebbe stato “attuale” 40 anni fa. Oggi, a livello mondiale, tutti i principali centri di ricerca, nonché le Nazioni Unite, sono convinti che non si debba investire neanche un euro nella costruzione di reti infrastrutturali che favoriscano il consumo di combustibili fossili. E noi nel 2025 o 2026, se non nel 2027, dovremmo vedere alla luce una dorsale realizzata da Enura, joint venture tra Snam e Sgi, lunga complessivamente 583 chilometri e suddivisa in un tratto Sud, da Cagliari a Palmas Arborea (235 km), e un tratto Nord, da Palmas Arborea a Porto Torres e Olbia (348 km), collegato anche a Sassari e Nuoro.
Non si usi la favoletta dell’idrogeno per giustificare ciò. Anziché costruire il famoso gasdotto sarebbe più utile utilizzare quei fondi per elettrificare le ferrovie sarde, portarle in ogni territorio della Sardegna, trasportare il gas prima, in via straordinaria, e l’idrogeno poi, attraverso appositi treni cisterna (ad esempio nelle ore notturne). Le organizzazioni di “sinistra” e “verdi” che sono maggioranza in consiglio regionale cos’hanno da dire sul tema?
La questione della speculazione va vista in relazione sia all’attualità del disegno di legge proposto dalla Giunta Regionale che al più generale tema del rapporto con lo Stato italiano.
In relazione al disegno di legge presentato dalla Giunta non siamo d’accordo sulla tempistica e le modalità. Invece di presentare un disegno di legge, si sarebbe dovuta approvare una deliberazione d’urgenza con la quale tutelare la Sardegna dall’assalto dell’eolico e del fotovoltaico, sospendendo le istruttorie e le autorizzazioni già espresse e in itinere, comprese quelle relative all’assalto dei gasdotti e del fossile, fino all’approvazione del Piano energetico regionale e alla mappa delle localizzazioni ammissibili e non. Stessa soluzione per il Tyrrhenian Link, subordinandone il passaggio ed il ruolo al rispetto del territorio sardo e alle esigenze energetiche preminenti della Sardegna e dei cittadini sardi. Contemporaneamente, da un lato si sarebbe dovuto prendere l’impegno di approvare in Consiglio regionale, entro 60 giorni, una legge organica sull’energia, utilizzando gli spazi legislativi e statutari a disposizione, dall’altro si sarebbe dovuto chiamare in giudizio lo Stato di fronte alla Corte Costituzionale per inadempienza rispetto all’obbligo di decretare, ai sensi del D.Lgs. 199/2021 sui criteri e principi sulla base dei quali la Regione avrebbe dovuto emanare la legge di individuazione delle aree idonee.
Infine, in relazione al rapporto da instaurare con lo Stato italiano bisogna chiarirsi: il principio di leale collaborazione vale se è esercitato da entrambe le parti. Lo Stato italiano non l’ha esercitato nei confronti della Sardegna, e sta continuando a non esercitarlo. Consapevoli di questo, nella urgente riscrittura dello Statuto occorre inserire norme che salvaguardino la vera ricchezza della Sardegna del XXI secolo, cioè il vento, il sole, il suolo, il sottosuolo, le coste. La ricchezza che la nostra terra dovrà produrre in modo sostenibile, dovrà essere governata dalle istituzioni sarde e non essere più a uso e consumo di uno Stato che ha fondato il suo sviluppo sulla disuguaglianza strutturale ai danni delle Isole e del Sud.
Questa battaglia deve unire tutto il popolo. Le sarde e i sardi pensino alle loro figlie e figli, a chi verrà dopo di noi. Che Sardegna vogliamo lasciare loro?