Una proposta autonoma e popolare, per una transizione ecologica equa, giusta e dalla parte dei sardi.

Serve una battaglia che unisca comitati, comuni e forze politiche e sociali in una battaglia di popolo.
È tempo che il Governo Todde affronti la sfida del conflitto politico e istituzionale con lo Stato, per un modello di transizione davvero democratica e sostenibile.

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Il 2 luglio 2023 abbiamo lanciato 5 proposte per cambiare la Sardegna.
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Siamo sarde e sardi come te, di nascita o per scelta. Molti di noi hanno tra i 25 e i 40 anni. Non ci sentiamo rappresentati dai gruppi politici da troppo tempo al governo della nostra isola. Ereditiamo da loro una Sardegna sempre più impoverita, spopolata e depressa. Una Sardegna che si sente dimenticata da chi dovrebbe governare per il bene comune.

Siamo un movimento nato in seguito ad una grande assemblea di presentazione tenutasi il 6 novembre a Sant’Anna (OR). In pochi mesi abbiamo raccolto un migliaio di adesioni all’appello che trovate sotto. Dopo quella giornata abbiamo attivato un inedito processo partecipativo: 26 incontri tematici, 13 tavoli territoriali, 5 assemblee plenarie, 3 seminari di approfondimento.

In questi mesi abbiamo raccolto la voce di una grande parte dell’Isola che si sente dimenticata, che non va a votare o che cerca un’alternativa seria e credibile al malgoverno attuale. Abbiamo raccolto la voce di quanti non si sentono rappresentati dai gruppi politici che tengono in pugno la nostra terra da troppo tempo, di quanti non possono e non vogliono più stare a guardare. 

Per costruire un’isola più giusta, generativa di opportunità, democratizzata e autodeterminata, abbiamo attivato in questi ultimi mesi un grande percorso di partecipazione che ha coinvolto migliaia di persone. Ora vogliamo prendere parola in vista delle elezioni regionali del 2024.

Il 2 luglio, al parco di Sant’Agostino di Abbasanta, abbiamo tenuto una grande assemblea in cui abbiamo presentato 5 proposte per il futuro della Sardegna: si tratta di proposte che condensano il lavoro di questi mesi in 5 questioni urgenti che vogliamo proporre come prioritarie nel dibattito verso le elezioni 2024.

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Il nostro appello

Siamo sardi e sarde come te, di nascita o per scelta: lavoratrici e lavoratori autonomi o dipendenti, in cerca di occupazione, studenti e studentesse.
Siamo giovani sotto i 40 anni, viviamo vite precarie e non ci sentiamo rappresentati dai gruppi politici da troppo tempo al governo della nostra isola. Una classe politica spesso clientelare e piena di arrivisti, che ignora esigenze e aspettative delle persone, che azzera dialogo e coinvolgimento, che sacrifica a interessi lontani le risorse della Sardegna. Una classe politica in larga parte corrotta da interessi opposti a quelli della stragrande maggioranza delle persone che vivono la nostra terra, ossia quelli di multinazionali, grandi aziende predatorie, fondazioni private e massoneria che decidono le sorti della Sardegna senza mai essere stati eletti da nessuno.
La Sardegna che ereditiamo da loro è a pezzi, sempre più spopolata e depressa. Una terra che sembra essere condannata a un presente e a un futuro di lavoro precario e sfruttato, disoccupazione, difficoltà a fare buona impresa, povertà, caro energia, inquinamento, servizi inefficienti e quindi, spesso, emigrazione forzata.
Eppure, nonostante tutto, ci impegniamo tutti i giorni, con passione e competenze, per vivere dignitosamente e rendere la nostra isola un posto migliore. Perché, diversamente da chi la governa, riusciamo a intravvedere le sue immense potenzialità.
C’è chi tra noi dedica quasi tutte le sue energie a studiare, a lavorare con passione o creare nuovo lavoro. C’è chi si impegna nelle amministrazioni locali, nell’associazionismo, nel mondo della cultura e del volontariato. C’è chi invece ha animato e anima i comitati per la difesa della sanità, le lotte per un prezzo giusto del latte, per la difesa dei posti di lavoro e i diritti, le proteste per i tagli dei servizi, le battaglia per scuole e università accessibili… e tante altre lotte giuste e necessarie che riempiono le cronache dei nostri giornali.

Sei con noi?

Allora sarai d’accordo sul fatto che questo impegno non può più bastare.
Non basta più se vogliamo arrestare il collasso della nostra terra sul piano economico, sociale, ambientale e demografico.
Non basta più perché la Sardegna sia finalmente un mosaico di luoghi in cui si possa vivere dignitosamente, dalle città al più piccolo dei paesi.
Non basta più se vogliamo opporre al collasso un’idea di Sardegna che investe nei giovani e nella loro istruzione, in un nuovo modello di sviluppo giusto socialmente ed ecologicamente sostenibile che generi ricchezza per chi vive questa terra, nella valorizzazione delle sue lingue e della sua storia, nel suo protagonismo politico ed economico in ambito euromediterraneo.
Non basta più se vogliamo una Sardegna coinvolta, democratizzata, autodeterminata e generativa di opportunità.
Per provare a realizzarla dobbiamo fare quello che chi governa da troppo tempo non vorrebbe: metterci insieme, facendo rete tra noi, per costruire un grande movimento di cambiamento politico e culturale, verso e oltre le prossime scadenze elettorali regionali e amministrative. Un movimento animato da chi tiene in piedi questa terra per riconquistare la possibilità di decidere su di essa.
Per questo ti chiamiamo a un incontro per raccontarci la Sardegna che vorresti anche tu. Il collasso non è inevitabile e il cambiamento possiamo costruirlo assieme, per il nostro bene e per quello di coloro che abiteranno la Sardegna del futuro.

Dai governi italiani, per decenni, abbiamo ricevuto solo le briciole, in termini di strade, trasporti, servizi e – quando ci sono stati – progetti occupazionali inquinanti o insostenibili che continuano a segnare il presente della nostra isola.
Dai palazzi della Regione Sardegna non ci è andata meglio, essendo occupati da troppo tempo da persone arriviste e arroganti, motivate dal solo fine di curare, senza intralci, le loro clientele. Al di fuori di alcune stagioni positive, i governi che si susseguono in via Roma si contraddistinguono per le loro scelte sbagliate, mancate o lontane dagli interessi della maggior parte dei cittadini. Interessi di gruppi di potere che decidono tanto delle sorti della Sardegna senza mai essere stati eletti da nessuno. Un esito scontato, se si coltiva una classe “dirigente” largamente incompetente e vecchia nelle idee, prima che anagraficamente, che non fa altro che alimentare la condizione di sottosviluppo dell’isola, piuttosto che guidare il suo sviluppo sociale ed economico.
Sia chiaro: ci sono tante persone di valore che si impegnano nel quadro politico esistente, ma alla fine chi prende le decisioni importanti sono sempre i soliti noti.
Ad ogni tornata elettorale, compresa quest’ultima, assistiamo a giochi di potere e a tante promesse di progettualità e sviluppo per la nostra isola che vengono puntualmente tradite.
Così, la nostra amata terra, sembra essere condannata a un presente e un futuro di lavoro precario e sfruttamento, disoccupazione, povertà, lavoro sommerso, spopolamento e quindi, spesso, emigrazione forzata. Condannata ad avere un’economia dipendente, poco dinamica e produttiva, segnata da svantaggi infrastrutturali, mancati investimenti in innovazione di processo e prodotto, una struttura produttiva sottodimensionata e frammentata su interi settori.

Non è più il momento di delegare a chi ci ha portato a questa situazione le sorti della nostra terra. Per questo, vorremmo immaginare insieme a te e a tutte e tutti coloro che che ce l’hanno a cuore, quale Sardegna costruire nei prossimi decenni. Ti proponiamo soltanto una cornice di valori, da arricchire con il tuo contributo, sui quali ti chiamiamo a prendere parola e ad attivarti insieme a noi.
1. Vorremmo una Sardegna capace di combattere le disuguaglianze sociali definendo un nuovo modello di sviluppo più giusto e sostenibile, che parta finalmente dalle nostre peculiarità produttive e culturali da reinventare o innovare, per creare un tessuto economico robusto, diversificato e dinamico, in grado di competere nel mondo grazie alla qualità dei prodotti e dei servizi, alla cooperazione degli attori, agli investimenti in innovazione tecnologica e digitale, al benessere economico e alla formazione delle lavoratrici e dei lavoratori, alle produzioni e ai servizi ecologicamente sostenibili e socialmente impattanti.
2. Vorremmo una Sardegna che investa sui saperi, sul diritto allo studio e sul libero accesso alla cultura lungo tutto l’arco della vita, innalzando vertiginosamente il numero di diplomati e laureati, aumentando le conoscenze e competenze decisive per rinnovare il mondo del lavoro, per costruire una democrazia compiuta e accrescere il benessere sociale.
3. Vorremmo una Sardegna dove essere donne non sia uno svantaggio nel lavoro e nella quotidianità, con politiche sul lavoro innovative, nuovi servizi all’infanzia, alla cura degli anziani e delle persone con disabilità, servizi socio-sanitari territoriali, consultori e centri antiviolenza diffusi, un’educazione alla sessualità e all’affettività nelle scuole per sradicare alla radice la violenza di genere e omolesbotransfobica.
4. Vorremmo una Sardegna plurilingue, che parli orgogliosamente la propria lingua in ogni ambito della sfera pubblica e che conosca la sua storia di popolo, smettendo di percepirsi come periferia, bensì come un centro e parte integrante della storia europea e mediterranea.
5. Vorremmo una Sardegna come un mosaico di luoghi in cui si possa vivere dignitosamente, grazie a un’occupazione di qualità, la garanzia dei servizi e dei diritti sociali e civili, dalle città al più piccolo dei paesi. Perché non esistano più territori di serie A, B e Z.
6. Vorremmo una Sardegna 100% rinnovabile ed energeticamente indipendente, non al servizio di multinazionali del vento e del sole, ma delle comunità e delle imprese dell’isola.
7. Vorremmo una Sardegna che si prenda cura del territorio e che torni a valorizzarlo attraverso l’agricoltura multifunzionale e politiche volte alla chiusura delle filiere, al sostegno alla produzione, a percorsi formativi innovativi per un ricambio generazionale che faccia battere il cuore delle nostre campagne.
8. Vorremmo una Sardegna che permetta di dare risposte ai nuovi bisogni di chi la vive, con nuove infrastrutture e una Pubblica Amministrazione efficiente e trasparente che sostiene attivamente il processo di modernizzazione economica e di rafforzamento del tessuto sociale e culturale.
9. Vorremmo una Sardegna libera da vecchi e nuovi centralismi, che proceda a grandi passi verso la propria autodeterminazione politica e istituzionale in ambito euromediterraneo e che, sin da ora, sfrutti al massimo la sua Autonomia per far valere i propri interessi verso lo Stato e per riequilibrare i poteri a livello regionale a favore degli Enti Locali.

1. Aperto, plurale e inclusivo: capace di costruire legami, diffondere conoscenza, generare fiducia nell’azione collettiva. In una società dove il tempo libero è sempre meno, vogliamo restituire la bellezza della partecipazione politica a tutte e tutti.

2. Partecipato, dinamico e costruttivo: una piattaforma civica, in presenza e online, dove discutere, decidere, mettere in connessione idee, proposte programmatiche, formative e di attività, dando voce al contempo ai tanti che stanno fuori dall’isola ma che vogliono contribuire a cambiarla.

3. Coinvolgente, diffuso e presente nelle città e nei paesi: che risponda ai bisogni reali dei territori, a partire dal protagonismo di chi li vive, con l’aiuto di organizzatori di comunità che attivino processi di consapevolezza e cooperazione per lo sviluppo locale, la rigenerazione sociale, produttiva e culturale.

4. Al servizio dell’isola che già si muove nella giusta direzione, che offre strumenti, servizi e formazione per la promozione di nuove relazioni tra professionisti, progetti mutualistici contro vecchie e nuove povertà, sinergie tra imprese sane e innovative per migliorare e costruire nuove occasioni per i propri prodotti e servizi, momenti di condivisione di saperi e professionalità tra chi è sull’isola e chi sta fuori, la costruzione di momenti di confronto con esperienze di governo innovative in giro per il mondo.

Vogliamo far germogliare una stagione di progetti di cambiamento e impegno civico per spazzare via la rassegnazione, la paura e il risentimento. Non vogliamo testimoniare di averci provato, ma convincere la maggioranza di chi vive questa terra a scegliere di percorrere insieme questo cammino.
C’è chi, spaventato da questa proposta innovatrice, proverà a cucirci addosso etichette vecchie e desuete per depotenziarla. Ma non ci riusciranno, perché a differenza dei colpevoli del collasso economico e sociale della Sardegna, da sempre impegnati nella conservazione dei propri posti e nel servire interessi lontani che hanno storicamente sfruttato persone e risorse, e inquinato e depredato territori, noi non abbiamo interessi da salvaguardare o posizioni di rendita da conservare.
Ci sentiamo figli e figlie della gente che ha tenuto in piedi quest’isola: siamo il ritorno al futuro dell’operosità e perseveranza contadina, del sacrificio di generazioni di pastori, minatori e operai, della versatilità dei nostri artigiani, della bellezza che nasce dalle mani di Costantino Nivola o di Maria Lai, della scommessa imprenditoriale di Francesca Sanna Sulis e di Amsicora Capra, dell’animo resistente alle ingiustizie di Paskedda Zau, dell’educazione sentimentale di Peppino Mereu, Montanaru e Sergio Atzeni, dello studio che emancipa ed esplora la nostra identità di Michelangelo Pira o Nereide Rudas, dell’anelito alla libertà e alla giustizia per la nostra terra di Eleonora d’Arborea e Giovanni Maria Angioy, dell’intelligenza, della volontà e dell’esempio di Antonio Gramsci.
Noi siamo nuove e nuovi, ma siamo quelle e quelli di sempre. Apparteniamo alla storia di un popolo intraprendente, ricco di grandi valori e risorse, da sempre in cammino per la propria dignità. Con nuovi sguardi e nuovi strumenti, vogliamo proseguirlo, aprendo una nuova stagione per la democrazia sarda animata da chi la ama davvero. Una presa di parola plurale e ambiziosa, armonica e potente, come il più bel canto a tenore ancora da immaginare.

  • Quale obiettivo? Cambiare la nostra terra attraverso un grande percorso di partecipazione, in presenza e online, capace sia di rispondere a bisogni diffusi e urgenti, facendo rete tra chi si muove già verso un’idea di Sardegna più giusta, sostenibile, generativa di opportunità, democratizzata e autodeterminata, sia di raccogliere proposte, progettualità e tessere nuove reti per una trasformazione profonda della nostra isola sul piano economico, sociale e culturale. Una visione coraggiosa per la Sardegna dei prossimi 15 anni, da dipingere assieme. 
  • Con chi? Con chiunque voglia, indipendentemente dall’età e dalle esperienze pregresse, condividere competenze, idee ed energie per costruire un’alternativa per la Sardegna.
  • Come? Con tavoli di lavoro territoriali e tematici, aperti a singoli e forze organizzate, che utilizzeranno metodi di discussione e deliberazione ad alta intensità democratica, sperimentando strategie di partecipazione attiva e progettazione partecipata da replicare ovunque.

Il gruppo promotore

Massimo Angius, 27 anni, Monserrato
Francesco Ara, 26 anni, Serramanna/Roma
Francesca Atzas, 27 anni, Sedilo
Simone Azzu, 28 anni, Bologna
Valentina Bazzi, 35 anni, Osidda/Gavoi
Cristiana Cacciapaglia, 28 anni, Bosa
Salvatore Cadeddu, 27 anni, Pattada
Riccardo Caoci, 26 anni, Sestu
Mirko Casiddu, 29 anni, Putifigari
Emilia Casula, 36 anni, Cagliari
Luana Cau, 31 anni, Cagliari
Laura Celletti, 33 anni, Cabras
Sofia Cheratzu, 23 anni, Ghilarza/Milano
Paolo Cherchi, 26 anni, Olbia
Pier Michele Chessa, 40 anni, Sassari
Carlo Coni, 34 anni, Laconi
Marco Contu, 28 anni, San Vero Milis
Paolo Costa, 31 anni, Sassari/Cagliari
Ivana Cucca, 33 anni, Dorgali
Agostino D’Antonio, 29 anni, Nuoro            Gianfranco Delussu, 34 anni, Gavoi                  Stefania Dessì, 33 anni, Guspini
Mauro Falchi, 29 anni, Bosa
Ambra Floris, 37 anni, Seneghe
Valeria Floris, 37 anni, Sini/Cagliari
Nicoletta Galisai, 31 anni, Guspini
Riccardo Lai, 27 anni, Gergei
Tommaso Lai, 27 anni, Cagliari
Enrico Lallai, 38 anni, Cagliari
Danilo Lampis, 29 anni, Ortueri
Nicola Leo, 22 anni, Guspini
Claudia Licheri, 29 anni, Abbasanta
Michela Lippi, 23 anni, Cagliari
Alessia Loi, 23 anni, Quartu Sant’Elena
Samuele Loi, 28 anni, Ussassai
Omar Ruggero Manca, 30 anni, Elmas
Marco Meloni, 33 anni, Monserrato/Madrid/Southampton
Antonio Marras, 29 anni, Sorgono


Marco Mele, 31 anni, Atzara
Francesco Mereu, 31 anni, Orgosolo/Milano
Elena Mereu, 29 anni, Dorgali/Nuoro
Silvia Mocci, 33 anni, Gonnosfanadiga                  Maria Luisa Mura, 28 anni, Sassari
Alessandro Murgia, 28 anni, Cagliari
Roberta Murgia, 30 anni, Seulo
Ester Napolitano, 33 anni, Guspini/Cagliari
Luca Orunesu, 29 anni, Nuoro/Cagliari
Emanuele Perra, 32 anni, Assolo
Davide Piacenza, 26 anni, Sant’Antioco/Cagliari
Josephine Pilia, 33 anni, Monserrato/Villamassargia
Marika Pinna, 26 anni, Gonnostramatza
Eleonora Piras, 32 anni, Ilbono/Olbia
Niccolò Piras, 24 anni, Assago/Cagliari
Nicola Piras, 40 anni, Iglesias
Giorgio Pirina, 33 anni, La Maddalena/Venezia
Alessandra Pisu, 28 anni, Pimentel/Cagliari
Luigi Pisu, 33 anni, Cagliari
Giada Podda, 25 anni, Gonnostramatza
Nicoletta Pucci, 27 anni, Cagliari
Claudia Puligheddu, 32 anni, Cagliari
Andrea Pusceddu, 32 anni, Bruxelles
Andrea Rizzu, 31 anni, Simaxis                            Stefano Saderi, 35 anni, Ruinas
Caterina Vittoria Roselli, 25 anni, Sassari
Anita Secci, 26 anni, Ruinas
Luca Solinas, 30 anni, Siniscola
Francesco Riccardo Sotgiu, 27 anni, Selargius
Carla Spanu, 28 anni, Sassari
Lorenzo Tecleme, 21 anni, Sassari/Bologna
Sabrina Tomasi, 33 anni, Gonnosfanadiga
Nicola Usai, 33 anni, Cuglieri/Siamaggiore
Martina Vincis, 27 anni, Iglesias/Cagliari
Enrico Zanda, 34 anni, Cagliari
Giuseppe Zingaro, 32 anni, Alghero/Esporlatu 

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L’unicità di una Sardegna plurilingue, la nostra infrastruttura immateriale più importante

I tavoli tematici

Vogliamo costruire una visione di Sardegna più giusta, sostenibile, generativa di opportunità, democratizzata e autodeterminata. Una visione per l’isola dei prossimi 15 anni, raccogliendo al contempo proposte, progettualità e tessendo nuove reti per iniziare sin da ora una trasformazione profonda sul piano economico, sociale e culturale. 

Partecipa anche tu alla discussione, compilando il form “Entra in azione” per ricevere tutti gli aggiornamenti sui prossimi appuntamenti!

Le chiamate territoriali

Vuoi organizzare una chiamata territoriale di Sardegna chiama Sardegna? 
Inviaci una proposta su sardegnachiamasardegna@gmail.com con questi contenuti:
  1. Proponi uno o più luoghi, preferibilmente pubblici, dove sia possibile discutere alla pari disponendo le sedie in maniera circolare.
  2. Proponi una o più date possibili, con orari che permettano la massima partecipazione (es: le ore 18 in infrasettimanale), chiedendo alle persone massimo 2 ore del loro tempo.
  3. Scrivici il tuo numero di telefono per essere ricontattato. Coinvolgi altre persone potenzialmente sensibili del tuo territorio.

Noi proveremo a esserci per accompagnarti in questo primo incontro e ti aiuteremo nella pubblicizzazione dell’evento!

Scrivici